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Gli impianti a biomassa legnosa sono caratterizzati da una classe da 1 a 5 stelle a seconda delle emissioni. Per conoscerla bisogna leggere la Dichiarazione delle Prestazioni Ambientali.

Durante i mesi invernali l’allarme per la qualità dell’aria italiana, soprattutto nelle regioni padane, balza sempre ai massimi livelli. I principali indiziati di questo fenomeno sono, oltre al traffico dei veicoli, gli impianti per il riscaldamento domestico, in primo luogo quelli alimentati a biomassa legnosa come il cippato e il pellet. Ma è bene sapere che, se per le emissioni dei tradizionali caminetti aperti ben poco si può fare, il costante miglioramento tecnologico ha ridotto notevolmente l’inquinamento da polveri sottili generato dalle moderne stufe e caldaie biomassa legnosa.

Per non rinunciare al confortevole (ed economico) calore del fuoco da legna e comportarsi bene con l’ambiente, dunque, bisogna dotarsi di impianti di nuova generazione. (Anche per il 2020 sono attive le detrazioni fiscali 65% e 50% per i cittadini italiani che hanno intenzione di sostituire o riqualificare il proprio impianto!

Anche la normativa si è adeguata a questi miglioramenti e impone oggi l’utilizzo di generatori di calore a biomassa con precise caratteristiche, che variano da regione a regione e che diventano particolarmente stringenti in tutto il periodo invernale, quando i livelli di Pm10, ossia il particolato composto da polveri sottili, viaggia spesso oltre i limiti di legge.

 

Come si può comprendere se la propria stufa o caldaia a biomassa è virtuosa?
E come scegliere il nuovo apparecchio da acquistare?

Bisogna guardare le stelle: la classificazione varia da 1 a 5, più stelle sono presenti più un apparecchio è “pulito” e migliore dal punto di vista del rendimento, ossia la capacità di trasformare il potere calorifico in calore utile. Il numero di stelle deve essere indicato dal costruttore, che deve richiedere il rilascio della certificazione ambientale dei propri apparecchi a un organismo accreditato, secondo i criteri stabiliti dal ministero dell’Ambiente con il Decreto n. 189 del 7 novembre 2017.

Per verificare l’appartenenza a una determinata classe di qualità ambientale, quindi, bisogna fare riferimento alla Dichiarazione delle Prestazioni Ambientali (o Attestato di Certificazione) fornita dal costruttore insieme al libretto di impianto. Nel libretto di installazione di un nuovo apparecchio devono essere indicati, oltre alla classe di appartenenza, le modalità di gestione corrette del generatore, il regime di funzionamento ottimale e le configurazioni dell’impianto migliori, ad esempio quelle relative al sistema di tiraggio dei fumi.
Se la classe dell’impianto non è indicata (per esempio perché i generatori di calore erano già stati immessi sul mercato quando è stata rilasciata la certificazione), il produttore deve mettere a disposizione queste informazioni in altro modo, per esempio sul proprio sito Internet.

Il Decreto 189 del 2017 riguarda vari impianti a biomasse legnose, tra i quali camini chiusi e aperti, inserti a legna, stufe, cucine a legna, caldaie fino a fino a 500 kW di potenza e stufe, cucine e inserti a pellet.
In particolare, per le caldaie alimentate con pellet o cippato la classe 5 stelle prevede i seguenti valori limite di emissioni e il seguente rendimento:

  • particolato primario (PP): 10 mg/Nm³ (normal metro cubo, ossia le condizioni di un metro cubo a 0 °C e pressione di 1 atmosfera);
  • composti organici totali (COT): 5 mg/Nm³;
  • ossidi di azoto (NOx): 120 mg/Nm³;
  • monossido di carbonio (CO): 25 mg/Nm³;
  • rendimento: 92%.

Passando da una classe 5 stelle a una 2 stelle i valori di particolato primario diventano quadrupli, mentre per il monossido di carbonio sono di ben 12 volte superiori.

Conoscere la classe di appartenenza del proprio generatore di calore a biomassa è importante soprattutto per chi vive in alcune regioni del Nord Italia .